L’associazione
“Forse, leggendola in rapporto al quadro più vasto della cultura filosofica italiana nella seconda metà del Novecento, sullo sfondo dei mutamenti della vita sociale di cui abbiamo fatto esperienza, anche una breve memoria della Sezione fiorentina della Società Filosofica Italiana, con la sua attività in fondo modesta, con le molte difficoltà spesso incontrate, con la sua capacità comunque di durare, può risultare significativa.“
AMEDEO MARINOTTI
DIRETTIVO
Vilma Baricalla è laureata in Filosofia Teoretica all’Università di Genova e ha svolto ricerche nel campo della filosofia ambientale e della storia della filosofia, dedicandosi in particolar modo alle interpretazioni del mondo vivente. Tra i temi approfonditi: la querelle des bêtes, le relazioni tra femminile e pensiero ecologico, i rapporti tra cristianesimo e questione animale. È membro fondatore dell’Istituto Italiano di Bioetica e ha collaborato con il Dipartimento di Biologia Evoluzionistica dell’Università di Firenze, dove ha tenuto lezioni Filosofia Biologica nel corso di perfezionamento su Etologia e Benessere animale. Fa parte del comitato scientifico della rivista “Relations. Beyond Anthropocentrism” (LED). Ha pubblicato i volumi: Leibniz e l’universo dei viventi (ETS 1995); Natura e cultura occidentale tra mondo antico ed età moderna (curatela, Oasi Alberto Perdisa 2002); Animali ed ecologia in una rilettura del mondo al femminile (curatela, Oasi Alberto Perdisa 2009); L’uomo, la bestia, i cieli (Edizioni di Lettere e Storia 2018). È autrice di numerosi saggi; tra i più significativi: Gli animali hanno un’anima? (1993); L’attesa del creato. Riflessioni su alcuni capitoli del Genesi (1998); La psiche degli animali (2007); La Madre del mondo. Configurazioni del femminile e pensiero ecologico (2009); Gli animali nel cristianesimo tra sofferenza e preghiera (2013); Verso i diritti degli animali: riflessioni e dibattiti nella storia del pensiero (2019).
Paolo Bucci si è laureato in Storia della Filosofia presso l’Università degli Studi di Firenze. Docente di filosofa e storia nei licei, è studioso della filosofia di lingua tedesca fra ‘800 e ‘900 (Fichte, Bolzano, Husserl, Arendt). Fra le ultime pubblicazioni: La “filosofia naturale” di Ernst Mach e il problema dell’unità delle scienze, “Intersezioni”, 2019; La Wesensschau e il metodo fenomenologico, “Rivista di filosofia”, 2019; Natorp’s Galileo and the «Prehistory» of Criticism. Natorpian Neo-Kantianism and the History of Science, in M. Bucciantini (ed.), The Science and Myth of Galileo between the Seventeenth and Nineteenth Centuries in Europe, Olschki, 2021; Il Galileo di Cassirer fra epistemologia e filosofia della cultura, “Galilæana”, 2022.
Federica Buongiorno ha conseguito il dottorato di ricerca in Filosofia teoretica nel 2013 presso l’Università Sapienza di Roma con una tesi sul problema del pre-categoriale nel primo Husserl (Logica delle forme sensibili. Sul precategoriale nel primo Husserl, Roma 2014) e ha poi svolto attività di ricerca post-doc presso diverse istituzioni italiane (IISF di Napoli, 2012-2013; IISF di Napoli, 2017) e straniere. In particolare, dal 2014 al 2021 ho lavorato in Germania dapprima presso la Freie Universität di Berlino sotto la supervisione della Prof. Dr. Sybille Krämer e del Prof. Dr. Christoph Wulf, con un progetto di ricerca sulla questione della comunicazione nella fenomenologia di Husserl; in seguito, presso la Technische Universität Dresden, dove ho collaborato con la cattedra di Technikphilsophie (Prof. Dr. Dr. Bernhard Irrgang) su temi di filosofia del digitale; infine, è stata post-doc fellow presso l’Institute for Cultural Inquiry Berlin con un progetto a cavallo tra fenomenologia e teoria critica del digitale (applicata alla musica). Dal 2021 è ricercatrice di Filosofia teoretica presso l’Università degli Studi di Firenze e dal 2022 Visiting Research Fellow presso l’ICI Berlin. Ha pubblicato diverse monografie e numerosi articoli in riviste italiane e internazionali ed è traduttrice dal tedesco (nottetempo, Morcelliana, Inschibboleth, Einaudi). Si occupa di fenomenologia husserliana e post-husserliana; filosofia e fenomenologia della temporalità; filosofia della tecnologia (teoria del digitale, Intelligenza artificiale e algoritmica); teoria della mente e della conoscenza contemporanea (esternalismo, teoria della cognizione estesa, enattivismo ed embodiment); femminismo contemporaneo (teoria cyborg, post-umanesimo, ecofemminismo).
Mauro Imbimbo
Danilo Manca è ricercatore di Filosofia teoretica presso l’Università di Pisa, dove insegna Fenomenologia ed Ermeneutica e Filosofia della mente. Si occupa del rapporto tra filosofia classica tedesca e fenomenologia e dei suoi risvolti contemporanei (tra scuola di Pittsburgh e approcci alla mente situata), di filosofia della letteratura e del dibattito novecentesco sullo statuto della modernità. Tra le sue pubblicazioni: le monografie Esperienza della ragione. Hegel e Husserl in dialogo (ETS 2016), La disputa su ispirazione e composizione. Valéry tra Poe e Borges (ETS 2018), Hegel, Husserl e il linguaggio della filosofia (Pisa, in uscita); le co-curatele di Hegel e la fenomenologia trascendentale (ETS 2015), Hegel and Phenomenology (Springer 2019), Wilfrid Sellars and Phenomenology (Ohio University Press) e del saggio di P. Valéry Leonardo e i filosofi (ETS 2019). È editor in chief della rivista “Odradek. Studies in Philosophy of Literature, Aesthetics, and New Media Theories” (https://odradek.cfs.unipi.it/index.php/odradek), managing editor della rivista “Philosophical Inquiries”, membro della redazione di “Studi di Estetica” e tra i fondatori del gruppo di ricerca Zetesis (zetesisproject.com).
Mariagrazia Portera è ricercatrice di Estetica presso l’Università di Firenze. Le sue ricerche si snodano tra la storia dell’estetica e gli approcci interdisciplinari alle questioni estetiche nel dibattito contemporaneo (estetica evoluzionistica, estetica cognitiva, neuroestetica, estetica ambientale). In particolare, gli ambiti tematici di lavoro di Mariagrazia includono: la storia dell’estetica nella sua definizione settecentesca in Germania, il ruolo dell’estetica nelle strategie di tutela della biodiversità, la questione dell’origine evolutiva dell’attitudine estetica umana e l’elaborazione di un modello di estetico che abbia nelle nozioni di habit(us) e in quella di improvvisazione il suo fulcro. È coordinatrice dell’Unità di ricerca interdisciplinare “ABC-Lab”, dedicata a estetica ed Environmental Humanities, presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia (UniFi) ed è responsabile scientifica di progetti internazionali per EUniWell, alleanza inter-universitaria finanziata dalla Commissione europea. Tra le sue pubblicazioni, le monografie L’evoluzione della bellezza. Da Darwin al dibattito contemporaneo (Milano 2015) e La bellezza è un’abitudine. Come si sviluppa l’estetico (Roma 2020), la riedizione e curatela di F. Ravaisson, De l’habitude (Brescia 2022), saggi su riviste internazionali (“The British Journal of Aesthetics”, “History and Philosophy of the Life Sciences”, “PLoS-ONE”) e capitoli di libri.
Marco Salucci docente di filosofia, è dottore di ricerca in filosofia; è stato ricercatore assegnista, professore a contratto e cultore della materia presso le facoltà di Filosofia e Psicologia dell’Università degli studi di Firenze. È membro del comitato esecutivo della rivista “Atque”. È stato supervisore scientifico della rivista “Humana@mente”, socio della Società Italiana di Filosofia analitica, membro del Coordinamento dei docenti e degli studiosi italiani di filosofia della mente. Si è interessato particolarmente alla filosofia del linguaggio e alla filosofia della mente. È autore di svariate pubblicazioni fra monografie, saggi su riviste e contributi in volumi collettivi (anche internazionali), traduzioni dall’inglese (fra le quali W. Bechtel, Filosofia della mente, Il Mulino 1992). Ha curato G. de Cordemoy, Discorso fisico della parola, con un intervento-prefazione di Noam Chomsky (Arnaud 1990) e più recentemente la realizzazione e i relativi Atti del Convegno Abitare la Terra: la necessità di una rivoluzione culturale (supplemento ai nn. 525-526-527 di “Testimonianze”, maggio 2020). È coautore del manuale Viaggio nella filosofia (Palumbo 2004, 2008). Fra i lavori dedicati alla filosofia della mente, a) in volumi collettanei: L’argomento della conoscenza, in AA.VV., Forma e contenuto (LED 2002); La teoria dell’identità e la sua giustificazione, in AA.VV., Mente e corpo (Guerini 2003); The Envious Frog, in A. Peruzzi (ed.), Mind and Causality (John Benjamins 2004), Materialismo e funzionalismo nella filosofia della mente (ETS 1996), Mente/corpo (La Nuova Italia 1997), La teoria dell’identità (Le Monnier 2005); Il problema mente-corpo (Thedotcompany 2019).
Tommaso Codignola
Gaspare Polizzi è docente di Pedagogia Generale e Sociale presso l’Università di Pisa. È membro del Direttivo nazionale della SFI, membro del Comitato Scientifico del Centro Nazionale di Studi Leopardiani e dell’Istituto Gramsci Toscano, vicepresidente della Classe di Discipline Umanistiche e Scientifiche dell’Accademia delle Arti del Disegno. È studioso di storia del pensiero filosofico e scientifico moderno e contemporaneo, con particolare riferimento alla filosofia e all’epistemologia francesi, all’opera di Giacomo Leopardi, alla filosofia naturale tra ‘700 e ‘800 e alla filosofia ambientale ed ecologica. Collabora con la “Domenica” del “Sole 24Ore” ed è editorialista del “Corriere Fiorentino” (inserto regionale del “Corriere della Sera”). Tra le sue più recenti pubblicazioni in volume: Tra cielo e terra. In viaggio con Dante Alighieri e Marco Polo, con G. Mussardo (Dedalo 2021; trad. ingl. Sky and Earth. Travelling with Dante Alighieri and Marco Polo, Springer 2023); Corporeità e natura in Leopardi (Mimesis 2023). Tra le sue curatele e traduzioni: M. Serres, Il parassita (Mimesis 2022); R. Bodei, Leopardi e la filosofia, con G. Giglioni (Mimesis 2022).
DOCUMENTI
STATUTO ELENCO ISCRITTI
Amedeo Marinotti
’ATTIVITÀ DELLA SEZIONE FIORENTINA DELLA SOCIETÀ FILOSOFICA ITALIANA DAL 1953 AL 1998*
Forse, leggendola in rapporto al quadro più vasto della cultura filosofica italiana nella seconda metà del Novecento, sullo sfondo dei mutamenti della vita sociale di cui abbiamo fatto esperienza, anche una breve memoria della Sezione fiorentina della Società Filosofica Italiana, con la sua attività in fondo modesta, con le molte difficoltà spesso incontrate, con la sua capacità comunque di durare, può risultare significativa. Il periodo considerato va dalla rifondazione della sezione fiorentina, nell’anno della rifondazione democratica della Società Filosofica Italiana (SFI), e giunge fino alla recente ripresa dell’attività della sezione, attività che si caratterizza già con nuovi caratteri, corrispondentemente alle nuove possibilità di operatività della SFI, la quale, dopo una storia di statuti corretti e ricorretti ma anche di tante cose fatte, ha ottenuto il riconoscimento giuridico (1993) e l’affidamento ufficiale di compiti nell’aggiornamento didattico degli Insegnanti delle scuole secondarie. Nello sfondo di questo rendiconto restano alcuni riferimenti, effettivi o solo cercati, che sono stati presenti nel corso dell’attività della sezione, e che comunque l’hanno caratterizzata: essi sono: a) il primo periodo della SFI; b) la ‘Biblioteca filosofica’. a) La SFI venne fondata nel 1905 a Bologna, dal 1909 essa ebbe il suo organo ufficiale nella «Rivista di filosofia». I congressi nazionali, dopo quello di fondazione, furono tenuti a Parma, a Roma, e dopo la guerra, nel 1920, ancora a Roma, a Firenze si tenne il V Congresso, nel ’23, a Milano, il VI, nel ’26…
Questo, caratterizzato dalla protesta dei Cattolici contro il previsto intervento di Ernesto Buonaiuti, dalla significativa assenza di Gentile, dai discorsi di Piero Martinetti e di Francesco De Sarlo in difesa della libertà di pensiero, dalla polemica di Armando Carlini con De Sarlo, fu sciolto, prima che Ernesto Buonaiuti potesse parlare, con intervento autoritario del rettore dell’Università e sindaco di Milano, Mangiagalli. Poi fu sciolta anche la Società. Essa fu ricostituita nel ’31, ancora su base associativa, ma gli Organi direttivi non erano più eletti ma nominati dall’autorità governativa, il suo organo di stampa fu l’«Archivio di filosofia». Nel ’39 la Società fu trasformata in Associazione Filosofica Italiana, non più su base associativa, e assorbita dall’Istituto di Studi Filosofici. Nel ’40 ebbe luogo a Firenze il XIV Congresso Nazionale, notevole per il varo di iniziative editoriali dei classici del pensiero italiano e delle Opere di Rosmini e Gioberti. Dopo la seconda guerra, restando l’Istituto di Studi Filosofici un’istituzione statale, alcune sezioni della SFI ripresero la loro autonomia, e nel ’52 un convegno della costituenda Sezione lombarda portò alla delibera di ricostituire su base associativa la SFI, cosa realizzata con la convocazione del XVI Congresso nazionale nel marzo del ’53 a Bologna1 . b) La ‘Biblioteca filosofica’ di Firenze. Questa si era costituita nel 1905 per iniziativa di un piccolo gruppo di studiosi e con il generoso contributo di un’americana, Julia H. Scott, che si occupava di studi teosofici. Ma la fondatrice non volle tanto una società teosofica quanto un istituto capace di difendere la più ampia libertà di pensiero sia nel campo filosofico che religioso e scientifico. L’intento era quello di unire alla raccolta dei libri e delle riviste un’attività vivacissima di lezioni, letture e discussioni, una specie di Università libera per gli studi filosofici e religiosi. Nel programma era presente la componente degli studi teosofici con corsi sulla filosofia indiana, quella degli studi filosofici con il pragmatismo di Papini e Calderoni, con Prezzolini e il neoidealismo. Era presente il modernismo con Salvatore Minocchi. Con il 1908 la Biblioteca divenne un vero circolo di filosofia con il compito di facilitare gli incontri fra studiosi e amici della filosofia. Partecipavano a quegli incontri Papini e Prezzolini, Vailati e Calderoni, Croce e Gentile, Marrucchi, Melli, Levasti e spesso Franz Brentano2 . Nel ’13 l’attività filosofica si caratterizzò per l’interesse verso la psicologia e verso temi di varia umanità, perdendosi anche il carattere antiaccademico, per l’influenza di Francesco De Sarlo, professore nell’Istituto di Studi Superiori e animatore del Circolo di psicologia (con Giovanni Calò e altri allievi). Con la guerra ci fu una sospensione dell’attività; questa riprese nel ’21 e fu animata da Arrigo Levasti. La sede era stata spostata da piazza Donatello a Piazza del Duomo, sarà poi, nel ’28, in via Ghibellina e dal ’31 in Palazzo Riccardi. Nel ’26 De Sarlo anticipò presso la Biblioteca il discorso su La libertà e l’alta cultura che provocò la chiusura del congresso della SFI. Alla fine degli anni Trenta la Biblioteca fu trasformata in sezione fiorentina dell’Istituto di Studi Filosofici, e diretta dal ’40 al ’41 da Gaetano Chiavacci, mentre nella Biblioteca restava Arrigo Levasti. Fu poi presidente della sezione E. Paolo Lamanna, negli anni della guerra. Dopo la guerra la ‘Biblioteca filosofica’ non riuscì a riprendere l’attività, lasciando nella cultura fiorentina il ricordo di un periodo produttivo3 .
La sezione dal 1953 al 1998
La sezione fiorentina della SFI venne ricostituita il 14 marzo 1953, dopo una riunione preliminare avvenuta la settimana prima. I soci erano inizialmente40, fra essi troviamo i nomi di Gaetano Chiavacci, E. Paolo Lamanna, Alessandro Levi, Ernesto Codignola, Arrigo Levasti, Antonio Lantrua, Vito Fazio-Allmayer, Eugenio Garin, Cesare Luporini, Pietro Piovani, p. Ernesto Balducci, Domenico Pesce, Francesco Adorno, Francesca Rivetti Barbò, Giulio Preti, Maria Luisa Stringa, ecc. Venne eletto presidente Gaetano Chiavacci. Segretario, in corrispondenza con il segretario nazionale, che era allora Mario Dal Pra, venne eletto Dario Faucci. Per Lamanna sarebbe stato opportuno riprendere la precedente denominazione di “Sezione Toscana”, se non vi erano altre sezioni nella regione. Tra il marzo e il maggio la sezione tenne riunioni settimanali destinate a comunicazioni e discussioni delle medesime. I primi argomenti furono: Gli studi di estetica nel pensiero americano odierno (Pesce); L’attualismo e la storia (Chiavacci); Storia, storia della filosofia, filosofia, nella pratica dell’insegnamento (Faucci). Il nuovo anno sociale 1953-54, iniziò con una conferenza di Jean Wahl, dal titolo Du rénouvellement possible des problemes méthaphysiques, tenuta nella biblioteca filosofica dell’Università. Si tennero poi nella sala dell’Accademia della Colombaria, gentilmente prestata, relazioni e discussioni su: Economia ed etica nell’ultimo Croce (Faucci); Arte e stile (Pesce); Sviluppo della morale humiana (Mario Corsi); L’idealismo gentiliano e lo spiritualismo di A. Carlini (Salvatore Tassinari); L’energia e il continuo ‘metafisico’ (Nicolò Mancini); La convivenza dei sistemi filosofici (Paolo Mix); La storicità della filosofia (Fazio-Allmayer); Concretezza del discorso filosofico (Chiavacci); Un’interpretazione “esistenziale” di Platone: il “Platon” di P. Friedländer (Faucci); Poesia e storia: a proposito di un articolo di C. Antoni (Mix). Venne anche ricordato Alessandro Levi, componente del direttivo, morto in quell’anno. Nell’assemblea del 14 febbraio 1955 venne eletto presidente Vito FazioAllmayer. Ma con la morte di questi si ebbe una interruzione nell’attività della sezione. Il 16 novembre 1965 si tenne un’assemblea di rifondazione della sezione per iniziativa di Andrea Vasa. Questi, dopo aver ricordato i soci Vito FazioAllmayer ed Ernesto Codignola, morto nel settembre di quell’anno, presentò una modifica dello statuto della sezione, in modo da permettere la partecipazione alle attività locali anche a studenti, propose inoltre che la sezione prendesse il nome di “La biblioteca filosofica”, per recuperare una tradizione di interessi filosofici che era stata importante nella cultura cittadina. Sulla acquisizione di questa denominazione Arrigo Levasti, allora commissario della “Biblioteca filosofica”, dava il suo assenso per una continuità morale, fermo restando che la “Biblioteca filosofica” era un ente a sé stante con un suo statuto e un suo patrimonio librario4 .
Il 1 dicembre 1965 l’Assemblea elesse presidente Andrea Vasa e Francesco Adorno segretario, si aggiunse Maria Grazia Sandrini come segretaria per gli atti amministrativi; in seguito fu lei a riassumere le due funzioni. Da tale data la sezione ha avuto una vita regolare con la presidenza, rinnovata per altre quattro volte, di Andrea Vasa. Il numero dei soci aumentò un poco fra le nuove adesioni e i mancati rinnovi; hanno fatto parte della sezione i nuovi docenti di filosofia nell’Università, come Paolo Rossi, i nuovi assistenti poi docenti, come Sergio Landucci, Paola Zambelli, e alcuni giovani laureati, fra i quali Carlo Monti, alcuni studenti, poi laureati, come Maurizio Torrini. Le riunioni non erano molto frequenti ma erano quelle necessarie a raccogliere le adesioni, a formulare dei programmi annuali, a trasmettere le comunicazioni della SFI nazionale. Qualche anno dopo fu possibile organizzare delle manifestazioni pubbliche a cui a volte si associavano altri enti come la Facoltà di Lettere e poi l’Istituto di Filosofia e che risultavano particolarmente interessanti. Il 22 marzo 1968 Felix E. Oppenheim parlò su Definizioni operazionistiche di alcuni concetti politici; il 5 aprile 1968 Ugo Spirito su La crisi della democrazia; il 21 aprile 1970 Árpád Szabò su La teoria pitagorica delle proporzioni; il 26 gennaio 1971 Hans-Georg Gadamer su Hegel e Heidegger; il 14 dicembre 1871 Krzysztof Pomian su La philosophie polonaise au XX.me siècle; il 16 maggio 1972 Dragos Vranceanu sul tema Ricordo di Francesco De Sarlo. Nel ’71 la questione, sempre presente, dell’insegnamento della filosofia venne messa a fuoco dalla SFI attraverso un’indagine su “Il posto della filosofia nell’opinione pubblica e nella società contemporanea e la riforma dell’insegnamento”, come preparazione del XXIII Congresso nazionale, che ebbe per tema “La ricerca filosofica e l’insegnamento della filosofia in Italia” e si tenne a Roma. In effetti si poneva il problema dell’identità della filosofia tra scienze umane, logica ed epistemologia. La sezione partecipò all’indagine, ma progettò anche un dibattito più ampio che poté realizzarsi qualche anno dopo. In questo periodo assai attiva è stata la partecipazione della sezione fiorentina e del suo presidente alla preparazione dei vari congressi della SFI. Da ricordare il XXI congresso su “L’uomo e la macchina” (Pisa 1967), il XXII su “Il problema del dialogo nella società contemporanea” (Padova 1969) e in particolare il XXIII, tenuto a L’Aquila nel 1973 sul tema “Bilancio dell’empirismo contemporaneo”. A quest’ultimo Vasa presentò sul tema generale una relazione intitolata Bilancio dell’empirismo: spazio logico e verificazione razionale5 . Nelle altre sezioni, Ettore Casari per la sezione di “Logica e filosofia della scienza” presentò la relazione Alcuni temi fondamentali di filosofia della matematica, Eugenio Garin per la sezione “Storia della filosofia” presentò la relazione intitolata Dalla rivoluzione scientifica all’Illuminismo: problemi di metodo e aspetti della ricerca. Inoltre altri soci presentarono comunicazioni: Maria Luisa Dalla Chiara, Maria Grazia Sandrini, Paolo Parrini, Sergio Bernini. Il 16 gennaio 1977 Vasa scriveva: «Gentile collega, questa sezione della SFI è in grado di riprendere la sua attività, soprattutto grazie all’aiuto di enti amministrativi locali (Regione Toscana, Provincia e Comune di Firenze), di enti finanziari (Cassa di risparmio di Firenze e Banca Toscana e dell’Associazione degli Industriali della Provincia di Firenze)». Venne avviato un “Dibattito sui progetti di riforma della scuola secondaria superiore e l’insegnamento della filosofia”. «Questa sezione – scriveva ancora Vasa – intende appoggiare l’azione che la Società Filosofica già svolge in sede nazionale per una presenza più “qualificante” della filosofia nell’area delle materie comuni previste dal progetto di riforma della scuola secondaria che il Governo ha appena presentato al Parlamento. Sembra a noi abbastanza strano che la filosofia debba associarsi in modo esclusivo all’indirizzo sociologico e politico ed essere privata di ogni sua interferenza con la storia delle scienze matematiche e naturali, o con la critica letteraria o artistica»6 . Il programma, articolato su otto punti, si poté realizzare in parte. Il 5 febbraio ’77 Mario Dal Pra, Dino Pieraccioni, Marino Raicich parlarono su L’insegnamento della filosofia nei Progetti di riforma della Scuola Secondaria Superiore; l’11 maggio Pietro Rossi su Filosofia e scienze sociali nella Scuola secondaria superiore; il 1 giugno Vittorio Mathieu e Enrico Bellone su Filosofia e fisica nel recente volume di G. Toraldo di Francia “Indagine del mondo fisico”; il 14 ottobre Alberto Caracciolo e Mario Miegge su Filosofia e Cristianesimo oggi; il 19 dicembre Andrea Vasa, Antonio Santucci e Paolo Parrini su Storia dell’empirismo contemporaneo. Altri tre dibattiti previsti si dovettero rimandare, quelli su Formazione professionale e ricerca nel Dipartimento di filosofia, su Filosofia analitica ed etica, su La filosofia nel pensiero di Gramsci. Nel ’78, il 4 maggio Alberto M. Cirese parlò su Cultura materiale e analisi materialistica della cultura; nel ’79, il 18 maggio Enrico Berti parlò su La contraddizione in Aristotele, Hegel e Marx, il 27 novembre Norberto Bobbio e Cesare Luporini introdussero una discussione su Stato, marxismo e rapporti internazionali. Oltre a queste manifestazioni promosse direttamente, la sezione si associava in questo periodo a diverse altre, specialmente quelle organizzate dall’Istituto di Filosofia dell’Università. Alla morte di Andrea Vasa, la presidenza della sezione venne assunta ad interim da Aldo Zanardo, che propose e operò per un più ampio rapporto con gli enti locali e preparò un nuovo statuto. In effetti, sia per la mancanza di una propria sede, sia anche per la misurata collaborazione che Vasa ottenne dai rappresentanti più autorevoli degli studi filosofici a Firenze (come egli ebbe a chiarire una volta), il progetto di fare della sezione un ‘centro di studi filosofici’ cittadino, come era stata la ‘Biblioteca filosofica’, non si era realizzato. Nello stesso 1980, per continuare il programma già avviato, il 27 marzo, Uberto Scarpelli parlò su La meta-etica e la sua rilevanza etica, il 6 maggio Mary B. Hesse, Paolo Rossi Monti e Cristina Bicchieri parlarono su Modelli e analogie nella scienza, il 25 giugno Armando Rigobello su Aspetti e problemi della cultura cattolica in Italia. Il 25 novembre 1981 Ferdinand Felmann parlò su Vico e il potere delle origini. Nel 1982 di nuovo la sezione discusse e prese posizione sul disegno di legge di riforma della Scuola secondaria superiore che escludeva l’insegnamento della filosofia dall’area comune7 . Nell’assemblea del 19 gennaio 1983 venne eletta presidente Maria Grazia Sandrini. In questi anni la sezione molto si valse dell’attenzione di Aldo Zanardo e di Paolo Rossi Monti8 . Si ottenne per più aspetti la collaborazione della Provincia, con la quale venne organizzato un ciclo di “Lezioni di storia di filosofia antica”. Il 14 ottobre 1981 Gabriele Giannantoni parlò su L’unità del pensiero socratico e la molteplicità delle scuole socratiche; il 21 ottobre Giuseppe Cambiano su La dialettica e le tecniche in Platone; il 18 novembre Walter Leszl su La teoria aristotelica del sapere; il 3 dicembre Enrico Berti su La filosofia politica di Aristotele; il 20 gennaio 1982 Mario Mignucci su Logica aristotelica e logica stoica; il 4 febbraio Francesco Adorno su Fisica epicurea e fisica platonica; il 18 febbraio Mario Vegetti su La teoria anatomica e la medicina greca; Carlo Augusto Viano su Filosofia antica e filosofia contemporanea. Nel 1983, il 12-13-14 aprile, in collaborazione con l’IRSAE toscana si tenne un convegno di studio e di aggiornamento su “L’insegnamento della filosofia e delle scienze umane e sociali nella scuola secondaria superiore”: Sergio Moravia parlò su Filosofia e/o scienze umane; Domenico Izzo su La filosofia della riforma; Franco Cambi su La storia di un dibattito; Antonio Carbonaro su L’insegnamento delle scienze sociali; Carlo Monti su Presupposti teologici e questioni metodologiche dell’insegnamento della filosofia nella prospettiva della riforma della scuola secondaria superiore; Maura Serpico Persico su L’insegnamento della filosofia e delle scienze umane e sociali nella futura scuola secondaria superiore, con particolare riferimento all’indirizzo di scienze umane, psicopedagogiche e sociali. Altre conferenze da ricordare: quella di Giuliano Pontara il 20 maggio 1983, intitolata È possibile un’etica normativa come disciplina filosofica? e quella di Brian Mc Guiness il 3 aprile 1984, Filosofia e verificazione: Wittgenstein e il Circolo di Vienna. Tra il novembre 1984 il marzo ’85 si tenne il ciclo di “Lezioni di filosofia medievale”: Cesare Vasoli parlò su Dante e la cultura filosofica del suo tempo; Gregorio Piaia su Marsilio da Padova e Umberto Eco: la democrazia attualizzata; Franco Alessio su Scientia o scienza medioevale?; Umberto Eco su Significazione, denotazione e designazione nella semiotica medioevale; Paola Zambelli su La teoria della fantasia nel pensiero islamico e cristiano. Nel volgere di questi anni la situazione della sezione si faceva difficile per la minore partecipazione dei soci. I motivi? Forse alcuni nazionali, come la specializzazione della ricerca filosofica con la costituzione di società e di centri di studi dedicati ai vari campi, mentre l’interesse più generale per la filosofia e per l’insegnamento della filosofia, caratterizzante primariamente la SFI, veniva a diminuire di fronte al succedersi di progetti di riforma che restavano tali9 . D’altra parte la soppressione delle modalità tradizionali di rapporto personale di ricerca con l’Università (libera docenza) e di accesso generazionale ad essa (assistentato) accentuava una separazione delle carriere capace di sminuire le motivazioni personali di impegno per un rapporto organico fra Università e Scuola secondaria superiore. Ma forse i problemi erano soprattutto locali: in verità l’atmosfera di Firenze era cambiata. L’attività della sezione si era svolta tra piazza S. Marco e il Duomo: i suoi luoghi erano stati la facoltà di Lettere, la sala della Colombaria e la biblioteca comunale in via Sant’Egidio, e poi palazzo Medici Riccardi, quando la Provincia prestava le sue sale monumentali, quella di “Luca Giordano” e quella delle “Quattro stagioni”. Ma tra piazza San Marco e il Duomo, per via Cavour e via Martelli, prima si potevano incontrare amici e colleghi, ci si fermava a parlare, ora la città era divenuta affollata, frastornata dal traffico; il Dipartimento di Filosofia, che offriva una sede sempre disponibile, risultava fuori mano sulla Bolognese; insomma riunire i soci non era più tanto semplice; aumentava d’altra parte l’offerta cittadina di incontri culturali10 . C’erano poi i problemi finanziari, con l’inconsistenza delle quote sociali locali, mentre le regole amministrative scoraggiavano la richiesta dei piccoli finanziamenti che avevano consentito l’organizzazione dei convegni. Con il compito della riorganizzazione della sezione il 20 marzo 1986 venne confermata nella presidenza Maria Grazia Sandrini, segretario Amedeo Marinotti, ma altri vollero collaborare, come Maria Moneti Codignola e Luciano Handjaras. Si organizzarono degli incontri: il 27 maggio 1986 Sebastiano Maffettone parlò su Filosofia pubblica: su alcune ragioni morali dell’azione politica; il 21 novembre Franco Chiereghin su La fenomenologia dello spirito di Hegel nella interpretazione di Heidegger; il 26 maggio Armando Rigobello su F. Rosenzweig: La stella della redenzione. Nel 1987, il 22 maggio Brian Mc Guiness parlò su Wittgenstein e la filosofia della scienza. Continuavano le collaborazioni con altri istituti. Il 16 marzo 1989 l’assemblea elesse presidente Maria Moneti Codignola, che è stata riconfermata poi per altre due volte. Venne presentato un nuovo programma di attività: il 23 gennaio 1990 Paolo Rossi Monti parlò su Ilparadigma della riemergenza del passato; il 20 febbraio Salvatore Veca su I dilemmi del pluralismo; l’1 marzo Sergio Landucci su Il fondamento dell’etica nella “Critica della ragion pratica” di Kant; il 22 marzo Franco Chiereghin su La libertà dell’immaginazione in Kant; l’8 maggio Marzio Vacatello su Versioni del relativismo etico; il 14 maggio Luciana Vigone su Il Duemila ha bisogno di filosofia. Proprio nel ’90 Luciana Vigone, segretaria nazionale, faceva pervenire un documento che definiva «importantissimo per la vita delle sezioni», in esso la SFI si proponeva l’obbiettivo di acquisire l’aggiornamento dei docenti di filosofia della scuola media superiore, ciò che poi è avvenuto. In questa prospettiva la sezione collaborò con il CIDI (Centro di iniziativa democratica degli insegnanti) di Firenze nell’organizzazione di un corso su “Epistemologia ed etica nella filosofia contemporanea” (26 settembre 1990-11 dicembre ’91). Per tale via si è avuta una nuova partecipazione di soci nell’attività della sezione. Intanto si manteneva l’attività di conferenze e convegni: il 19 aprile 1991 Karl Otto Apel tenne una conferenza intitolata E’ possibile una fondazione ultima non metafisica?. Con il Dipartimento di Filosofia e la Casa editrice La Nuova Italia la sezione organizzò il 2 febbraio 1993, nell’aula magna dell’Università, un convegno su “Mario Dal Pra. Filosofia e politica”, parlarono Eugenio Garin, Enrico J. Rambaldi, Fabio Minazzi. Ancora nel ’93 la sezione ha collaborato con il Liceo classico ‘Galileo’ e il Provveditorato agli studi nella organizzazione del Corso provinciale di aggiornamento su “Didattica della filosofia nella scuola secondaria” (25 ottobre13 dicembre). Nel ’94, il 13-14 maggio, con la collaborazione del Dipartimento di Filosofia dell’Università, la sezione ha organizzato un convegno di studi su “Il pensiero di Cesare Luporini”11 . Maria Moneti Codignola ha mantenuto la presidenza fino all’assemblea del 21 aprile 1998. Intanto nella discussione assai coinvolgente di progetti di riforma resi più concreti dall’esigenza europea di una adeguazione dei sistemi di istruzione superiore e universitaria, si andava costituendo un nuovo interesse per la SFI e per la sezione fiorentina, manifestato da Gaspare Polizzi, da Francesco Firrao e da altri soci, docenti nella Scuola secondaria superiore o nell’Università. Da questo rinnovato interesse scaturirà una ripresa della vita della sezione: è quanto auspico, sicuramente con molti colleghi soci e non, concludendo queste aride righe.
1* Memoria presentata nel novembre 1998. Segretario nazionale venne eletto Mario Dal Pra, che tracciò Un po’ di storia, nel «Bollettino della Società Filosofica Italiana», n. 1, novembre 1952, pp. 3-12. Sul congresso del ’26 cfr. due scritti di Barbara Riva: Il congresso della società filosofica italiana del 1926, in «Bollettino della Società filosofica Italiana» (nuova serie), n. 157 (1996) pp. 19- 32; e La stampa e il congresso del 1926, in «Rivista di storia della filosofia», LI (1996), pp. 357-381. 2 Ancora una nota riguardante la movimentata vicenda politico-culturale della filosofia italiana: la SFI raggiunse la sua affermazione internazionale con l’organizzazione del IV Congresso Internazionale di Filosofia tenuto a Bologna, nel 1911, con molta ufficialità e disponibilità di mezzi, in occasione del cinquantenario dell’unità d’Italia. Federigo Enriques, che come presidente della SFI ne fu l’organizzatore, per ribadire la rappresentatività della filosofia accademica italiana, aveva cercato di screditare presso la filosofia francese, che rappresentava il culmine della ricerca filosofica, le ‘filosofie nuove’ dei pragmatisti (allora), Papini e Prezzolini, e dei neoidealisti, Croce e Gentile. Sui rapporti internazionali di Papini e Prezzolini mi sia consentito rinviare al mio scritto La ricezione di Bergson in Italia attraverso il «Leonardo», in «Revue des études italiennes», n. 3-4, 1997, pp. 149-178, fasc. intitolato Paris-Florence (1900-1920). Aspects du dialogue culturel. 3 Sulla ‘Biblioteca filosofica’ di Firenze ha scritto Eugenio Garin, cfr. E. Garin, E. Di Carlo, A. Guzzo, Le biblioteche filosofiche italiane: Firenze, Palermo, Torino, Torino, Edizioni di «Filosofia», 1962. 4 Questo era stato affidato alla Biblioteca della Facoltà di Lettere. 5 Vasa riprese poi la sua relazione nel saggio Empirismo contemporaneo e funzione umana delle scienze della natura, che pubblicò nel volume Logica, scienza e prassi, La Nuova Italia, Firenze 1980, apparso poco prima della sua morte. 6 Già nel 1971, ’72 e ’73 una Commissione di studio della SFI seguì i lavori della Commissione ministeriale Biasini incaricata di elaborare un progetto di riforma della Scuola secondaria superiore nell’ipotesi di un liceo unitario, cfr. nn. 76 e 77 (1971) e n. 79 (1972) del «Bollettino della SFI». Il documento Biasini non entrava in merito né ai contenuti, né alle materie e alla loro collocazione, avviava invece un’attività di sperimentazione. La Commissione della SFI concluse nel senso che si doveva considerare ancora valida l’ipotesi di un liceo unitario, cogliendo tuttavia «l’esigenza di un legame della filosofia con l’attualità e il recupero, su questa base, di una prospettiva storica», cfr. n. 82 (1973), p. 36. La direzione in cui questa esigenza andava concretizzandosi era però quella della cessazione di un insegnamento autonomo della “filosofia” e della inclusione di questa nelle “scienze sociali” o “scienze umane”; già nel ’72 la classe di idoneità all’insegnamento comprendente la filosofia era stata denominata “scienze umane”. Era un segno del declino dello storicismo post-neoidealista e della influenza dello strutturalismo francese? o forse dello sviluppo della psicologia e della sociologia con prospettive professionali? Comunque era un segno di superficialità ritenere così risolvibile un problema innanzitutto filosofico, che in Italia non aveva avuto un adeguato sviluppo. 7 Gli interventi della SFI in difesa della presenza dell’insegnamento della filosofia nell’area delle discipline comuni della Secondaria superiore vennero pubblicati nel n. 116 (maggio-agosto 1982) del «Bollettino della SFI». 8 Paolo Rossi Monti era in quegli anni (1980-83) presidente nazionale. 9 Lo sviluppo di studi specialistici aveva portato alla riorganizzazione tra il ’71 e il ’73 della “Società italiana di logica e filosofia delle scienze” (SILFS). 10 Da ricordare il “Centro fiorentino di storia e filosofia della scienza”, di particolare interesse per la sezione, sia per l’importanza dell’attività che ha svolto e che svolge, sia per la partecipazione ad esso di autorevoli soci. Esso, si costituì istituzionalmente nel 1979, dopo una prima attività di organizzazione di cicli di conferenze, per iniziativa di un gruppo di filosofi e di scienziati, Giuliano Toraldo di Francia, Paolo Rossi Monti, Salvatore Califano, Ettore Casari, Maria Luisa Dalla Chiara, Cesare Luporini, con il programma, fra l’altro, di organizzare incontri internazionali sul modello dei convegni del parigino “Centre Royaumont pour une science de l’Homme”, con il fine, cioè, di presentare lo “stato dei lavori” in tali campi, cfr. AA.VV., Livelli di realtà, a cura di Massimo Piattelli Palmarini, Feltrinelli, Milano 1984, contenente gli atti del primo convegno, su “Livelli della realtà” (settembre 1978). 11 Gli atti sono stati pubblicati in AA.VV., Il pensiero di Cesare Luporini, Feltrinelli, Milano 1996.
STORIA BIBLIOTECA FILOSOFICA MARINOTTI