Cittadinanza
A partire dallo sviluppo del pensiero politico di Locke, filosofo inglese vissuto nel XVII secolo, è nata, sulla scia della dottrina filosofica giusnaturalistica, la concezione moderna di cittadino. Le formulazioni politiche liberaliste di Locke andarono a costituire le basi, prima che degli ideali della Rivoluzione francese, di quelli della Rivoluzione inglese antimonarchica che portò, tra le altre cose, all’emanazione del Bill of rights (1689), una dichiarazione dei diritti precedente di un secolo a quella francese (la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789). Si può certamente affermare che con Locke avviene il passaggio dalla concezione hobbesiana dell’homo homini lupus a quella di un uomo il cui stato di natura non è ancora politico ma è già sociale, contraddistinto dalla ragione, capace in un secondo momento di giungere spontaneamente e volontariamente a un patto con gli altri suoi simili che ne regoli i rapporti. Che l’uomo sia un animale politico, la cui stessa natura lo spinge ad associarsi in comunità già lo affermava Aristotele nel IV secolo a.C. . Locke non fa che proseguire su questa linea di pensiero. Per il filosofo inglese l’uomo possiede per la sua stessa natura la capacità di instaurare un rapporto con l’altro, di accordarsi e di giungere a compromessi sulla base dell’interesse comune; in questo modo Locke definisce quelli che effettivamente sono i valori principali che caratterizzano tutt’ora, a distanza di secoli, il buon cittadino. Dalla concezione verticale del rapporto Stato – uomo presente in Hobbes per cui il cittadino è direttamente soggetto allo Stato, al quale cede tutte le proprie libertà, con Locke si passa a una concezione anche orizzontale che lega gli uomini tra di loro e mette in evidenza innanzitutto l’importanza del loro rapporto reciproco, ritenuto un rapporto tra pari. L’appartenenza stessa a una comunità diventa perciò fare politica e assumono un rilievo fondamentale tutti i valori che legano gli uomini tra di loro in vista dell’interesse comune che finisce inevitabilmente per coincidere con quello personale.
Irene Grazi V A Liceo Classico ‘Galileo’ Firenze